
Assemblea degli iscritti del Circolo Chessa,
Venerdì 17 Novembre 2006.
Intervento introduttivo.
Commento sulla nuova finanziaria. (ARGOMENTI TRATTATI)
Più soldi per la ricerca e l’Università.
Norme per favorire l’occupazione e combattere la disoccupazione.
Accenno al decreto della Turco sulle droghe leggere, che autorizza un maggior possesso di cannabis. Da valutare positivamente.
Situazione internazionale (ARGOMENTI TRTTATI).
Nuova aggressione degli israeliani nei confronti di civili palestinesi.
Elezioni di medio termine negli Stati Uniti: condanna nei confronti della politica scellerata di Bush.
Riflessione sull’indulto.
Per quanto riguarda la questione dell’indulto, a mio avviso questo è il provvedimento più discutibile dell’attuale governo. Innanzitutto, intendo sottolineare che l’indulto era indispensabile, per far fonte al grave sovraffollamento delle carceri. Tuttavia, per quanto si sia voluto far passare il provvedimento come “ancora di salvezza” per i poveri (evidenziando, non a torto, che le carceri sono fortemente classiste e ingiuste), ad aver evitato la pena non sono stati soltanto gli appartenenti alle classi subalterne, ma anche coloro che una volta usciti dal carcere hanno potuto disporre di quelle risorse economiche necessarie per rifarsi una nuova vita.
Proprio questo è stato uno degli effetti più deleteri di quest’indulto: quello di non aver dato alle persone che uscivano dal carcere la possibilità di ricominciare. La società non è quasi mai pronta ad accogliere gli ex detenuti, che spesso non riescono a trovare lavoro, ritrovandosi a dover far fronte all’emarginazione sociale. Una persona che esce dal carcere incontrerà problemi di varia natura, e il Governo non garantendo un lavoro a queste persone ha commesso un errore. Chi non ha un lavoro ricadrà più facilmente nella delinquenza, e la mancanza di misure assistenziali non farà che incentivare il ritorno di tante persone in carcere (in maggioranza povere gente, perché chi ha i soldi per ricominciare partirà con ben altri presupposti). Come vuole l’ordinamento i Comuni avrebbero dovuto attivarsi per garantire l’inserimento col supporto dello Stato, ma i Comuni non possono fare questo, anche in ragione dei tagli alle risorse di questi ultimi anni.
Se si vuole realmente evitare il sovraffollamento delle carceri, è fondamentale modificare quelle leggi che hanno portato a questo stesso sovraffollamento. In primo luogo, bisognerà cambiare le legge sull’immigrazione, che porta a una facile incarcerazione per chi non ha il permesso di soggiorno. Fortunatamente, grazie al decreto della Turco, si è provveduto a mitigare la nefasta “Legge Fini” sulle droghe leggere, che portava in carcere dei ragazzi che detenevano soltanto esigue quantità di marjuana. Per migliorare le condizioni dei carcerati, prima di tutto, occorrerà modificare queste leggi.
L’elemento fondamentale, tuttavia, sarà quello di ripensare all’istituzione del carcere. Secondo la Costituzione, la pena deve tendere alla rieducazione del condannato, e sul verbo “tendere” si sono aperte innumerevoli discussioni. Un elemento possiamo definire come acquisito: il carcere non è un’istituzione in cui il detenuto può essere rieducato. Il personale esiguo, le strutture fatiscenti e un’irrazionale utilizzo degli strumenti di reinserimento, portano il carcerato a vivere in una condizione, e a subire una situazione, da cui non potrà che uscire gravemente debilitato, e per cui troverà ancora più difficoltoso reinserirsi nella società civile. Il carcere deve diventare uno strumento che tende realmente alle rieducazione del condannato, e ciò potrà avvenire soltanto se verranno impiegate delle risorse per migliorare le risorse strumentali ed umane delle stesse carceri italiane.
Il quarto rapporto dell’Associazione “Antigone” sulla situazione della carceri italiane, ci dice che lo stato degli istituti di pena non è affatto positivo. In particolare, le carceri sarde appaiono come le peggiori dell’intera penisola, ed istituti come il “Bad'e Carros” di Nuoro, oppure il San Sebastiano di Sassari, fanno presagire situazioni paragonabili alle terrificanti carceri turche. Non potrà mai esserci una rieducazione in strutture di questo genere. Per risolvere la disumana situazione dei condannati non basta l’indulto, poiché questo deve essere accompagnato da adeguate risorse, che in primo luogo cambino radicalmente la situazione negli istituti di pena e mirino, inoltre, ad un reinserimento reale dell’indultato nella società civile.
Prossimo congresso regionale.
La necessità di una svolta.
Come sappiamo, questo Congresso di rende indispensabile per due importanti ragioni. Per prima cosa, e questa è la motivazione meno importante, in seguito alle elezioni politiche del 2006 il nostro Partito ha subito dei profondi cambiamenti. La decisione della maggioranza della componente trozkista di dar vita a un proprio movimento politico, ha prodotto all’interno di Rifondazione un cambiamento che non poteva essere ignorato. Dinanzi a un mutamenti organici di questi genere (diversi importanti dirigenti hanno aderito al nuovo movimento), un Congresso regionale di rendeva necessario anche per superare e ragionare sulle prospettive del nostro Partito in Sardegna.
Il Congresso straordinario era indispensabile, soprattutto, per cercare di dare una svolta alle politiche del lavoro nell’ambito della nostra Regione. In questi anni abbiamo avuto, a livello regionale, un Partito assente, che non è stato capace di dare alcuna pressione nei confronti della Giunta Soru. Per ragioni strutturali e personali i dirigenti regionali non hanno cercato d’elaborare delle concrete proposte politiche, e quando l’hanno fatto (raramente), non hanno fatto che ripetere le consuete parole d’ordine.
Sono tante le critiche che possono essere avanzate a questo gruppo dirigente, ma la principale è senz’altro quella legata alla bocciatura del Piano Straordinario per il Lavoro. Come sappiamo, Soru ha ridotto ai minimi termini una serie d’interventi che avevano come principale finalità quella di contrastare la disoccupazione sulla nostra isola. La bocciatura del Piano è avvenuta senza nessuna opposizione da parte dell’attuale dirigenza regionale, che si è resa corresponsabile di un provvedimento contro i cittadini della nostra regione.
Oltre a ciò, l’amministrazione Soru non è stata capace di produrre delle buone politiche del lavoro, che riuscissero a contrastare efficacemente la disoccupazione. Inoltre non si è fatto nulla (o quasi) per contrastare quegli imprenditori che arrivano in Sardegna, si riempiono il portafoglio dei finanziamenti regionali, per poi chiudere dopo qualche mese, lasciando i lavoratori nella disperazione. Per frenare questo e altri fenomeni, il nostro Partito deve dare una svolta alle propria proposta, proposta che deve avere come punto principale anche il contrasto alle vecchie e nuove povertà. Proprio la povertà può essere combattuta attraverso degli strumenti che possano sostenere quei nuclei familiari (e non familiari) con bassi livelli di reddito, o senza reddito. La disperazione di questi cittadini potrà essere alleviata soltanto attraverso un reddito di cittadinanza, che affranchi dal ricatto della povertà. Reddito di cittadinanza e incontrastato godimento dei beni comuni devono essere le nostre parole d’ordine da tradurre in provvedimenti concreti. L’attuale dirigenza regionale ha questa seconda responsabilità: di non aver sostenuta una battaglia per la concessione del reddito di cittadinanza, e dopo il Congresso il nostro Partito dovrà necessariamente farsi portato di questo che è un diritto, come è un diritto avere un lavoro che garantisca la dignità materiale e morale di ogni cittadino.
Ci sono quattro documenti congressuali.
In questo Congresso avremo quattro documenti congressuali. Uno è il documento della c.d. “Area Bertinotti”, uno è il documento della c. d. “Area Grassi”. Abbiamo poi un documento riconducibile ai compagni che al Congresso nazionale avevano votato il “quarto documento”, inoltre ci sarà un documento che possiamo considerare come una novità del nostro panorama politico. Questo nasce da una scissione (probabilmente è un termine inappropriato) dell’Area riconducibile al 2° documento.
Eviterò d’intervenire sulla sostanza di qualsiasi documento, perché non è compito del segretario del Circolo commentare i documenti, attività che deve essere lasciata al libero apprezzamento di tutti gli iscritti.
Formazione degli organismi dirigenti del Circolo.
Formazione del Direttivo.
Il futuro direttivo sarà composto da dodici compagni. Si dovrà cercare di mantenere un certo equilibrio, sia dal punto di vista generazionale, che di gente. Questo è un Circolo in prevalenza composto da giovani, per questo propongo che almeno sei dei membri del direttivo siano Giovani Comunisti. In numero individuato, che a molti potrebbe sembrare troppo esegui, è stato pensato per garantire il numero legale all’organismo, che dovrebbe essere convocato con maggior assiduità rispetto all’assemblea degli iscritti.
Scelta del segretario.
Come ho già spiegato non potrò più continuare l’attività di segretario di questo Circolo, perché maggiormente coinvolto nell’organizzazione dei GC della Federazione di Cagliari. Per questa ragione, sarà indispensabile individuare un nuovo segretario che si occuperà del Circolo, un segretario che possibilmente abbia il tempo per dedicarsi a un compito gravoso. Anche questa occasione può servirci per fare delle eventuali proposte, anche se io ritengo d’avere individuato il compagno che può fare al caso nostro. Ovviamente, mi riserverò di farlo nel momento in cui verrà formato il nuovo direttivo. Nel futuro, penso che il segretario dovrà essere coadiuvato nella sua attività da una segreteria ristretta di compagni, che si occuperà di compiti specifici. Anche in questo primo anno abbiamo avuto una segreteria, che a mio avviso non ha funzionato come avrebbe dovuto. Penso, tuttavia, che gli ambiti tematici debbano essere sempre gli stessi: Organizzazione, quartiere, enti locali, scuola e formazione. Mi auguro sinceramente che in un prossimo futuro riusciremo ad incidere più profondamente in questi settori.
Formazione della Commissione di Garanzia.
Allo stesso modo, dovremo provvedere alla formazione del collegio di garanzia. Come sappiamo, questo organismo ha la funzione d’applicare lo Statuto all’interno del Circolo. Approfitto di quest’occasione per dire che i rapporti nel Circolo sono stati ottimi, e non c’è mai stata la necessità di riunire il Collegio. Nonostante le discussioni siano state talvolta molto accese, non sono mai sconfinate nell’insulto e nelle accuse personali, che talvolta caratterizzano la vita di qualsiasi Partito. La creazione di un ambiente equilibrato, in cui si è andati anche oltre la politica, è uno dei più importanti risultati che questo Circolo può legittimamente vantare.
Prossima organizzazione del Circolo (ARGOMENTI TRTTATI).
Individuare con maggiore chiarezza le competenze di ognuno.
Portare avanti con maggior forza una buona politica nelle Università e nel quartiere.
Individuare un responsabile dei Giovani Comunisti, che porti avanti delle politiche specifiche nel Circolo.
Il segretario del Circolo.
Vincenzo M. D'Ascanio
2 commenti:
questo blog sembra quello dei gcsardi
www.gcsardi.tk
comunque complimenti!!!
SUMMA DI CAZZATE
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