Il contesto storico – politico in cui è nato il “Chessa”.
Questo Circolo è nato durante una fase storico – politico difficile sotto diversi punti di vista. Nel Settembre del 2005 il Governo Berlusconi portava a compimento il suo nefasto disegno politico, e gli effetti erano evidenti in tutto il tessuto sociale. I giovani hanno subito in drastiche dimensioni il fenomeno della precarietà, precarietà che significa ricatto sui luoghi di lavoro ed insicurezza sociale. L’amministrazione di centrodestra, tuttavia, giustificava la riforma del mercato del lavoro sostenendo che avrebbe prodotto occupazione, ma come tutti sappiamo ciò non è avvenuto. Sono aumentati i disoccupati, e l’unica occupazione creata è stata appunto quella precaria, che non consente a nessuno né d’immaginare un progetto di vita, né una sicurezza economica.
Quando questo Circolo è stato aperto, imperversava ancora la crisi economica legata ai fatti dell’ 11 Settembre. Le gravi tensioni internazionali che ci hanno visto, e che ci vedono coinvolti, hanno anch’esse inciso sull’attività del Circolo, nelle cui riunioni si è spesso parlato proprio delle crisi internazionali, e della scellerata politica di Gorge Bush. I compagni che hanno deciso d’aprire il “Giovanna Chessa” hanno cooperato per dare un concreto rifiuto alle pericolose logiche che dominavano in panorama politico nazionale ed internazionale.
Perché aprire un Circolo di Rifondazione significa dire no a tutte le guerre, significa rifiutare l’emarginazione sociale, significa manifestare la volontà di volere una società in cui regnino la tolleranza, una società in cui ogni immigrato non si senta più immigrato, ma cittadino a tutti gli effetti. Aprire un Circolo di Rifondazione Comunista significa dire un deciso no alle vecchie e nuove povertà, significa chiedere uno Stato per la Palestina e la pace per Israele, e manifesta soprattutto la voglia di andare oltre l’indifferenza della cultura consumista, per costruire una cultura di solidarietà e cooperazione tra i lavoratori. I compagni che hanno aperto, e che hanno partecipato all’attività di questo Circolo, intendevano manifestare il loro bisogno di discordanza dal pensiero unico dominante. Per questo, era indispensabile aprire il Giovanna Chessa.
L’attività del Circolo.
Il Circolo Chessa è nato anche per rispondere alle esigenze nel nostro Partito, che aveva la necessità di radicarsi in un quartiere difficile, in cui il disagio sociale è profondo oltre che diffuso. La Circoscrizione n. 3 doveva avere un Circolo di Rifondazione Comunista, perché era indispensabile creare un ulteriore spazio d’aggregazione, in cui la discussione delle problematiche specificatamente territoriali, potesse avere come naturale sbocco una concreta risposta politica.
Infatti, la discussione è stata portata costantemente avanti dai compagni, e la dialettica ha anche portato all’intervento concreto proprio sui problemi di questo quartiere, aggravato dalle scellerate politiche della Giunta Floris. In particolare, siamo intervenuti con forza sul vergognoso progetto della strada Via Cadello – Via Is Maglias, che ha come fine ultimo quello si ghettizzare un quartiere povero dal resto della città. Questo disegno purtroppo è stato perseguito ed è in fase di attuazione, ma l’essere riusciti a sensibilizzare i cittadini di quel quartiere e l’opinione pubblica, è stato un successo non soltanto per questo Circolo, ma per tutti quei movimenti che inseguivano un comune intento: quello di chiedere una città a misura d’uomo, una città dove gli spazi non fossero soffocati dal grigiore del cemento armato.
Proprio il rapporto col movimento è stato curato con una serie d’iniziative, che ha visto il Circolo rapportarsi col social forum e gli altri movimenti della città. I compagni si sono amalgamati con l’iniziativa movimentista, partecipando alle azioni di sensibilizzazione che hanno riguardato gravi problemi quali la precarietà, il rispetto dei diritti civili nelle carceri, l’analisi nei nefasti effetti dell’imperialismo e della guerra, il riargino del disagio sociale facendo fronte le vecchie e nuove povertà. Fare fronte alle vertenze cooperando col movimento era ciò che c’eravamo proposti di fare, e cooperare col movimento ci ha insegnato che possiamo essere più forti, se riusciamo ad uscire dall’isolamento di un Partito dogmatico ed ortodosso, per aprirci alla società e alle tante soggettività politiche (e non) che la compongono. Senza perdere la propria identità di Circolo Comunista, il “Chessa” è riuscito a dialogare col movimento per la pace, con i movimenti sardisti ed antimperialisti, con le associazioni che rivendicano il diritto ai beni comuni ed ai diritti civili. Un’identità cosciente ma aperta, ecco che cosa ha scelto di essere il Circolo Giovanna Chessa.
Ciò che ha contraddistinto l’attività del Circolo, è sempre stata la libertà con cui ciascuno si è potuto esprimere, senza temere d’avanzare le proprie proposte e le proprie idee, per quanto potessero essere “alternative” al nostro modo d’intendere la politica. Al Chessa non ci sono stati gli scontri che talvolta caratterizzano la vita di ogni Partito, perché ogni iscritto è stato capace di non perdere di vista il rispetto per il pensiero e l’autonomia di ogni compagno. Questo dovrebbe caratterizzare la vita di un Partito: opinioni che si confrontano senza mai cadere negli inutili scontri personalistici, che non servono né alla Rifondazione Comunista, né alla crescita personale di nessuno.
Proprio la crescita di un gruppo compatto di compagni è stato il principale risultato che abbiamo ottenuto. Siamo partiti che eravamo pochi, ma ora possiamo vantare la presenza di numerosi compagni, che si sono impegnati per la buona riuscita delle iniziative. Ognuno ha dato il proprio contributo, mettendo a disposizione degli altri le proprie capacità e le proprie conoscenze. Sono convinto che il Circolo “Giovanna Chessa”, proprio grazie alla presenza di questi compagni, non morirà, e riuscirà a radicarsi con sempre maggiore efficacia nella Circoscrizione n. 3.
Abbiamo superato tante difficoltà, e proprio il superamento delle difficoltà ci ha insegnato a non demordere mai dal nostro proposito. Perché le difficoltà incontrate, da quando questo Circolo è nato, sono state veramente numerose. In particolare i problemi finanziari ci hanno accompagnato inesorabili per tutta la nostra attività, ed affittare il piccolo locale di “Piazza De Esquivel” ha richiesto un sacrificio importante da parte degli iscritti. Per molto tempo, per riuscire a riunirci, abbiamo cambiato costantemente sede. Abbiamo usufruito dell’ospitalità di associazioni come “La Carovana Sarda della pace”, o la “Peppino Asquer”, e li ringraziamo dello loro ospitalità che ci ha concesso d’esistere e crescere. Dopo tante peripezie abbiamo finalmente aperto il nostro locale, e nonostante le ridotte dimensioni, abbiamo attivato dei dibattiti che hanno arricchito ciascuno di noi. Essere riusciti a superare queste difficoltà ha aiutato il gruppo ad essere compatto, perché ognuno ha compreso che il Circolo, per esistere, necessita di sforzi e talvolta di sacrifici.
Durante questo lungo anno abbiamo dovuto affrontare degli appuntamenti decisivi. Prima ci siamo ritrovati dinanzi alle Primarie, uno strumento che a molti è parso come un’americanata, ma che ha permesso al compagno Bertinotti e al tutto il Partito di acquisire visibilità. Subito dopo ci siamo ritrovati dinanzi all’impegno della Festa di liberazione, che si è rivelata come la possibilità, per i compagni dei diversi Circoli, d’incontrarsi e vivere un’esperienza di partecipazione condivisa. In seguito sono arrivati gli impegni senz’altro più gravosi, primo fra tutti le elezioni politiche dell’Aprile 2006. Ricordo le numerose discussioni tra i compagni, cercando di comprendere se i Partiti Democratici potevano realmente battere le Destre, che vantavano disponibilità finanziarie e gran parte dei mezzi d’informazione. Per dare il nostro contributo siamo andati a distribuire volantini, a mettere manifesti sui muri il giorno e la notte. Abbiamo anche organizzato un dibattito sulla guerra, sottolineando il ruolo giocato dal Governo Berlusconi nella sporca guerra iraquena. I risultati ci hanno dato fortunatamente ragione, ma quegli stessi risultati ci invitano a non abbassare la guardia, per restare desti al possibile risveglio delle forze xenofobe e reazionarie.
Poi sono arrivate le elezioni amministrative, elezioni che purtroppo per il nostro Partito e per tutta la coalizione non sono andate bene. Il Circolo Chessa, nonostante ciò, ha cercato di fare tutto ciò che poteva, e lo sforzo compiuto è stato comunque importante per radicarci maggiormente nel nostro quartiere di competenza. Il congresso dei Giovani Comunisti è stato l’ultimo impegno che ci ha visto protagonisti, e il “Circolo Giovanna Chessa” ha avuto un ruolo di grande protagonista, tanto che tre dei suoi iscritti sono entrati nel coordinamento federale, l’organo che si occuperà della politica dei Giovani Comunisti nella Provincia di Cagliari. I compagni hanno pensato di nominare il sottoscritto Coordinatore federale dei Giovani Comunisti, e questo è stato un premio anche per il Circolo, poiché significa che le iniziative portate avanti sono state apprezzate da tutti i compagni della Federazione.
Propositi per il futuro.
Per quanto riguarda il futuro del Circolo Chessa, penso che sia opportuno seguire la linea che abbiamo già incominciato a tracciare. Non possiamo prescindere dalla critica alle logiche della globalizzazione e dell’imperialismo, come non possiamo che criticare le barbare logiche della cultura consumista. Questo l’abbiamo fatto nel nostro primo anno di vita, e dobbiamo continuare a farlo nei prossimi tre anni. Tuttavia, ciò su cui dobbiamo lavorare con costanza e maggiore convinzione, è perseguire il radicamento nella nostra circoscrizione, che comprende i quartieri di Is Mirrionis e Mulinu Becciu. Come possiamo apprendere anche dai giornali, questi sono quartieri in cui il disagio sociale è diffuso e profondo, un quartiere dove i giovani non hanno prospettiva di lavoro, un quartiere che registra preoccupanti episodi di delinquenza ed emarginazione sociale. Noi di Rifondazione Comunista non possiamo fare come le destre, che si fanno vedere soltanto nei periodi elettorali. Noi comunisti dobbiamo convivere col quartiere, conoscerne i disagi ma soprattutto le prospettive di sviluppo.
Perché ciò sia possibile, è indispensabile un’organizzazione più attenta del Circolo, e una serie d’iniziative che ci permettano d’avere una maggiore visibilità nello stesso quartiere. Il Circolo dovrebbe essere capace di raccogliere il disagio della cittadinanza, per trasformarlo in una concreta proposta politica. Perché ciò sia possibile, i compagni devono essere capaci in primo luogo di tenere il Circolo aperto durante tutto l’arco della settimana, e in secondo luogo dovrebbero produrre delle inchieste che ci consentirebbero di conoscere meglio le molteplici richieste del quartiere. E’ indispensabile trovare un nuovo rapporto con i nostri rappresentanti nelle istituzioni, in particolare col consigliere di circoscrizione e con quello nel Comune. Se intendiamo elaborare una proposta politica seria, è importante avere un continuo rapporto con i rappresentanti nelle istituzioni, perché proprio le istituzioni sono la leva del cambiamento, il luogo dove le nostre proposte possono trasformarsi in proposta politica. Il rapporto con i rappresentanti, inoltre, sarà necessario per conoscere l’attività del Consiglio comunale e circoscrizionale, dove talvolta maturano quei provvedimenti che curano tutto, meno che gli interessi della cittadinanza.
Facendo leva su questi presupposti, il Circolo Giovanna Chessa continuerà il proprio lavoro sul territorio, per contribuire a riscattare la cittadinanza dalla povertà e dall’emarginazione. Questi sono incubi che si possono scacciare soltanto con impegno e dedizione, e il sostenere l’attività di questo Circolo potrà trasformarsi, per tutti i compagni, in motivo di vera soddisfazione. Concludo questo mio ultimo intervento da segretario, nella convinzione che il lavoro fatto non andrà perduto, e sarà la base del nostro impegno per il futuro.
Il segretario uscente del Circolo Giovanna Chessa.
Vincenzo M. D’Ascanio.
lunedì, novembre 27, 2006
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento